Il 2 dicembre 2015 si è tenuta presso la Pontificia Università Antonianum una giornata dedicata a Lo studio di Giovanni Duns Scoto in Italia, organizzata dalla Facoltà di Filosofia, in collaborazione con la Società Italiana per lo Studio del Pensiero Medievale e il Dipartimento di Scienze Umane della Libera Università degli Studi Maria Ss. Assunta.

Le parole di saluto e di benvenuto ai partecipanti del Rettore, prof. Mary Melone sfa, hanno aperto i lavori della mattinata, che è stata presieduta e moderata dal prof. Onorato Grassi e prevedeva tre contributi.

Stefano Recchia ofm, Socio della Commissione Scotista, nel suo intervento su La Commissio Scotistica: i lavori conclusi e i nuovi progetti ha presentato il nuovo volume della Edizione critica dell’Opera Omnia, che è in questi giorni alle stampe e costituisce il primo di due volumi di indici di tutti i volumi dell’Opera fin qui pubblicati. Il volume, che sarà il XV.1 della Edizione Vaticana, conterrà gli indici onomastici, quelli bibliografici, quelli delle fonti dirette e indirette, oltre all’elenco completo dei loci paralleli dell’Ordinatio e della Lectura e una concordanza aggiornata della edizione Vaticana e di quella del Wadding-Vivès.

Il prof. Guido Alliney si è occupato de Gli studi in Italia su Scoto: bilancio bibliografico. Partendo dalla costituzione della Commissione Scotista nel 1927, il Relatore ha puntualmente segnalato le principali arterie lungo cui si sono distribuiti gli studi del Dottor Sottile nei diversi Centri di Studio italiani; su queste vie, su cui spesso gli studiosi si sono incontrati per percorrere tratti di strada comuni, i numerosi Convegni organizzati nel secolo scorso hanno costituito come delle pietre miliari, che hanno di volta in volta permesso di fare il punto della situazione e ripartire con rinnovato vigore nella ricerca.

La mattinata si è conclusa con l’intervento del prof. Alessandro Ghisalberti che ha illustrato le Emergenze speculative nell’ontologia di Duns Scoto. Il ricco e denso intervento si è concentrato su tre snodi fondamentali del pensiero scotiano: l’univocità dell’ente (Ord. I, d. 3 n. 138-139 [ed. Vat. IV, 222-223]), i trascendentali disgiuntivi (Ord. I, d. 3 n. 58 [III, 40]) e il pro statu isto (Ord. prol. n. 57 [ed. Vat I, 35]), per mostrare come questi, rettamente compresi alla luce dei testi, offrano una prospettiva metafisica quanto mai suggestiva ed attuale.

Il pomeriggio, presieduto e moderato dal prof. Ernesto Dezza ofm, è stato interamente dedicato alla presentazione di alcune delle ricerche in corso sul pensiero del Beato Giovanni Duns Scoto da parte degli studiosi presenti. Il prof. Onorato Grassi ha sinteticamente riassunto quanto emerso e ha concluso la giornata tracciando Le linee della ricerca su Scoto in Italia.

Di seguito gli abstracts di tutti i ricercatori intervenuti:

PAOLA MÜLLER (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
“Haec scientia est circa trascendentia”: Giovanni Duns Scoto e il soggetto della metafisica
Duns Scoto elabora una raffinata metafisica che affonda le proprie radici nella rivelazione: la metafisica è e rimane la scienza dell’essere quale pro statu isto noi conosciamo, una metafisica che senza la rivelazione avrebbe ignorato lo stato in cui si trova. La nostra metafisica, come pro statu isto possiamo concepire, è l’opera di un intelletto sottomesso a limiti di fatto, quindi diverso dalla natura originaria. L’ente univoco cui si riferisce Scoto rende la totale dipendenza di tutto ciò che viene all’essere da colui che lo pone in essere, ossia alla radicale trascendenza di Dio che potrebbe non volere ciò che vuole nel momento stesso in cui vuole. L’univocità dell’essere crea lo spazio per porre e giustificare l’onnipotenza assoluta di Dio, dal momento che riesce a sciogliere la difficoltà tra il necessitarismo di stampo greco e il contingentiamo proposto invece dal monoteismo.

ANDREA NANNINI (Centro Interdipartimentale FITMU, Salerno)
Rilevanza dell’haecceitas ai fini di una differenziazione delle realtà univoche
Nel contesto di una metafisica dell’univocità come è quella scotiana, si pone con forza il problema della differenziazione delle realtà che condividono la medesima ratio entis. Duns Scoto, a differenza degli autori di pochi anni posteriori, è molto chiaro: la ratio entis univoca è la medesima in tutte le realtà che sono, da Dio all’ultima delle creature. Al fine di differenziare tali realtà, la nota teoria dell’haecceitas (intesa come differenza individuale e non specifica) riveste un ruolo chiave: è una differenza ‘intensiva’ nell’essere stesso a determinare e individuare ciascun ente. Unitamente alla teoria delle passiones disiunctivae, l’haecceitas consente l’individuazione di qualsivoglia realtà in virtù di una determinata intensità di essere, in modo tale che l’ens infinitum (Dio) è individuato dalla sua stessa, irripetibile, infinità, mentre ciascuna creatura risulta individuata dal grado (finito) della propria intensità entitativa.

MARINA FEDELI (Università di Udine)
La relazione della creatura a Dio nelle Collationes oxonienses attribuite a Giovanni Duns Scoto
Uno dei temi che emerge dall’analisi dottrinale delle Collationes oxonienses è la relazione di dipendenza della creatura dal Creatore. Si tratta di un caso particolare di ‘esse ad aliud’ poiché la dipendenza costituisce la creatura che, al tempo stesso, non si esaurisce nel suo essere dipendente. La particolare dottrina scotiana della relazione trascendentale, distinta formalmente dall’essenza della creatura, verrà analizzata in riferimento al pensiero di Enrico di Gand, bersaglio polemico di Scoto nelle sue opere maggiori, e a quello di altri autori che hanno animato il panorama filosofico dei primi anni del XIV secolo.

SANTIAGO SANZ SÁNCHEZ (Pontificia Università della Santa Croce, Roma)
“Potentia Dei ordinata et absoluta”. Tommaso d’Aquino e Duns Scoto
Ci proponiamo di presentare alcune conclusioni di una ricerca comparativa nei testi di Tommaso d’Aquino e Duns Scoto a proposito della distinzione tra potenza di Dio ordinata e assoluta. Si cercherà di evidenziare i punti di contatto fra i due maestri nell’uso della distinzione, a volte poco considerati, senza mancare di sottolineare le differenze di veduta che si possono riscontrare. Lo studio è motivato in parte dal cambio di prospettiva, a mio avviso significativo, adottato da Papa Benedetto XVI nell’udienza generale che dedicò al Beato Scoto nel 2010, rispetto al riferimento critico che aveva fatto nel discorso di Ratisbona nel 2006.

MARCELLA SERAFINI (Istituto Teologico di Assisi, Pontificia Università Lateranense)
La libertà vero volto dell’amore: il rapporto tra intelletto e volontà nella filosofia della libertà di Duns Scoto
L’obiettivo della mia ricerca è un tentativo di individuare le motivazioni teoretiche e storiche del volontarismo di Duns Scoto. Si tratta di una problematica estremamente ampia e articolata che attraversa tutta l’opera del Dottor Sottile, coinvolgendo altre complesse questioni. Il primato della volontà si radica nella concezione di Dio come persona (De primo Principio cap. IV) e nella razionalità intrinseca della volontà, che Scoto elabora attingendo ad Aristotele e Anselmo (Quaestiones in Metaphysicam IX, 15; Ordinatio II, 6). Si tratta di un diverso livello di razionalità, non quello logico-matematico dell’evidenza necessaria, ma quello dell’agere propter finem. Ciò comporta un nuovo significato di contingenza (sincronica e non diacronica) che non assume i tratti inquietanti dell’arbitrio incontrollato, ma il volto di libertà del Dio amore (Lectura I, 39), che sceglie liberamente, tra infinite possibilità (situazioni non contraddittorie), di realizzare un progetto piuttosto che un altro. Libertà di Dio significa onnipotenza (Ordinatio I, 42-44), trascendenza, primato dell’amore e della gratuità (Ordinatio III, 32).

RICCARDO FEDRIGA (Università di Bologna)
Compatibilismo, libertà e contingenza in Giovanni Duns Scoto
La mia ricerca sul pensiero di Giovanni Duns Scoto prosegue nel solco di quel pluralismo metodologico che ho già individuato come categoria storiografica nel mio volume La sesta prosa. Lungi dal voler assimilare il pensiero di Scoto a una versione forte del paradigma aristotelico, tale pluralismo si inserisce nella ricezione plurale e polifonica nella quale, negli anni immediatamente prima e dopo la condanna di Tempier, venne trasformato in senso volontaristico e contingente un modello teologico, basato sulla relatività delle cause seconde, e che è stato definito “determinismo provvidenziale”. In questa cornice, il mio lavoro si muove attraverso l’analisi della contingenza, quella dei futuri contingenti, delle profezie e di una struttura logica temporale molteplice in cui convivono sia la necessitas per accidens sia la nozione di istante di natura e la possibilità logica. Se un primo risultato è stato quello di mostrare come sia difficile, perché muove da presupposti attualizzanti, sostenere sia teoricamente sia storicamente l’esistenza in Scoto di una logica a mondi possibili, molto più fruttuoso può essere lavorare su un modello controfattuale – il tutto, nella tradizione indeterminista che, in opposizione al fatalismo teologico, dal commento di Severino Boezio a De Int. IX prosegue sino alla modernità sotto il nome di compatibilismo. In Scoto, sia nella Lectura sia nel Tractatus – seppure da differenti punti di vista – tale compatbilismo riguarda il lavoro in tandem di intelletto e volontà, che collaborano a un modello teologico ed epistemologico in cui non vi sia repugnantia ma compossibilità tra l’onni-prescienza divina e la libertà umana. Un ultima riflessione muove dalla stimolante lettura della nozione di formido alterius partis operata di recente da Pasquale Porro e altri studiosi (Dénery et al.) come indecisione epistemologica che viene risolta, a livello intellettuale, dall’intervento della volontà. Questo lavoro in tandem delle due facoltà è già presente in Enrico di Gand e, utilizzando la categoria coniata da Esther Gelber, di Conversational Community, sto lavorando sulla trascrizione di una distinctio di Rodolfo il Bretone sul futuri contingenti già segnalata da Jan Pinborg.

STEFANO CECCHIN (Pontificia Università Antonianum; Pontificia Accademia Mariana Internazionale, Roma)
Gli studi mariani su Scoto
Breve panoramica sulla situazione riguardo le ricerche e gli studi sul pensiero mariano del “Dottore dell’Immacolata”.

DAVIDE RISERBATO (Centro Interdipartimentale FITMU, Salerno)
Errores philosophorum e privilège du theologien? Metafisica, teologia e inerenza accidentale in Duns Scoto (Ordinatio IV, dist. 12, q. 1)
Con un decreto del 1 aprile 1272, la Facoltà delle Arti dell’Università di Parigi imponeva ai propri membri di non disputare o determinare questioni di natura teologica e precisava che, qualora essi si fossero imbattuti in passaggi, testi o argomentazioni in contrasto con le verità di fede, li ritenessero assolutamente falsi. L’indagine circa il rapporto tra sostanza e accidente, argomento di natura filosofica, non riguarderebbe direttamente la fede, ma poiché nel 1215 il Concilio Lateranense IV si era pronunciato a favore della dottrina della transustanziazione per spiegare la conversione eucaristica, l’interrogativo cui far fronte – per i filosofi come per i teologi – diviene il seguente: l’inerenza a una sostanza è costitutiva dell’essenza dell’accidente? Obiettivo del presente studio consiste nell’illustrare i rapporti tra metafisica e teologia, nel quadro della riflessione di Duns Scoto relativa alla separabilità dell’accidente dalla propria sostanza nel caso specifico dell’Eucaristia.

ANTONELLO D’ANGELO (Università La Sapienza, Roma)
Heidegger, Duns Scoto e Mariano Fernández García
La tesi di abilitazione di Heidegger La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto contiene, come è noto, ampie citazioni in nota dei testi scotiani e pseudo scotiani che il filosofo tedesco commenta e discute. Al di là della questione concernente la ‘fedeltà’ e la correttezza storiografica dell’interpretazione heideggeriana, è interessante porre in rilievo che molte citazioni sono tratte dal Lexicon di Mariano Fernández García e che non tutte sono state riscontrate sui testi originali, tant’è che alcune risultano addirittura non corrispondenti.

LUCA PARISOLI (Università della Calabria)
Il rifiuto della logica classica permette un massimale di coerenza nel pensiero di Duns Scoto?
Con riferimento agli strumenti filosofici presenti in Scoto che si possono leggere come al servizio di una concezione pre-moderna dell’obbedienza, si difende la tesi per cui il rifiuto della logica classica consente un massimale di coerenza nella costruzione filosofica scotiana.

MATTEO SCOZIA (Pontificia Università Antonianum, Roma)
Analisi scotiste alla luce delle ricerche della Scuola olandese di Antonie Vos
Nel mio intervento presenterò il ruolo delle letture analitiche scotiste condotte dalla Scuola olandese di Antonie Vos a partire dagli anni ’80 dello scorso secolo. In particolare, l’obiettivo della mia relazione sarà quello di mostrarne la validità contenutistica e metodologica nel dibattito filosofico attuale, con particolare riferimento al mondo accademico italiano. In questo senso, renderò conto dello stato della mia ricerca dottorale, che applica il suddetto metodo alle analisi fisiche scotiste, e lo contestualizzerò all’interno di quel percorso di studi avviato in Italia da Luca Parisoli in sintonia con la scuola vossiana. Tenendo conto del contesto storico e degli studi storiografici classici, cercherò di mostrare come l’approccio vossiano offra una valida lettura filosofica nella comprensione della risposta scotista (ma anche della scuola francescana prima e dopo Scoto) all’impulso offerto da Tempier nello sviluppare una razionalità propria della Christianitas.