Venerdì 6 dicembre 2019 si è tenuta presso la Pontificia Università Antonianum (Roma) la Seconda Giornata di studio Giovanni Duns Scoto in Italia, organizzata in collaborazione con la LUMSA sotto il patrocinio della Società Italiana per lo Studio del Pensiero Medievale (SISPM).
Il programma della giornata – in continuità con quella realizzata nel 2015 – è stato pensato per rispondere a due esigenze: metodologica e informativa.

La prima parte della mattinata ha offerto una rassegna degli strumenti attualmente disponibili per lo studio del pensiero di Duns Scoto (edizioni critiche e traduzioni). P. Josip Percan, Presidente della Commissio Scotistica ha delineato lo stato dei lavori della Commissione, che, avendo ultimato l’Edizione Critica di Ordinatio e Lectura, sta lavorando sugli Indici tematici delle stesse. La Commissio Scotistica  – ha ricordato p. Percan – è nata nel 1938 per opera di p. Carlo Balić. Il progetto editoriale che sta all’origine della sua costituzione è alquanto ambizioso: curare l’edizione critica di tutte le opere autentiche del Dottor Sottile partendo dall’opera indubbia, l’Ordinatio; si è preso come punto di riferimento il Ms 137 (conservato alla Biblioteca Comunale di Assisi), considerato una sorta di edizione critica medievale, ma sono stati recensiti anche altri codici, fino a 90 per alcuni libri. A p. Balić si deve la particolarità del metodo che contraddistingue il lavoro: un unico testo visionato da più persone anche a distanza di tempo, per cui il lavoro individuale non è mai definitivo e i testi vengono firmati da tutti i membri del gruppo. Tale procedimento presenta notevoli vantaggi, perché permette di apprendere bene la metodologia di lavoro anche ai principianti e di rendersi utili anche se poco esperti o dotati. Il lavoro paziente e costante ha portato a ultimare nel 2004 l’edizione critica di Lectura (il primo commento alle Sentenze) e nel 2013 di Ordinatio. Pubblicato nel 2015 il volume XV.1 (che contiene gli Indici onomastici, bibliografici e delle fonti dirette e indirette, oltre ai loci paralleli delle due opere), dal 2016 la Commissione è impegnata nella stesura dell’Indice Analitico, un lavoro impegnativo e in realtà mai completo e definitivo; costituirà il volume XV.2 che sarà diviso in due tomi (‘a’ e ‘b’). L’Indice non è una raccolta meccanica di citazioni, ma una scelta di riferimenti testuali elaborata al fine di far chiarezza sul pensiero autentico di Duns Scoto, per evitare di attribuirgli affermazioni che non gli appartengono. Tale operazione richiede fatica e certosina pazienza, precisione e soprattutto tanto tempo. La finalità di questo lavoro è liberare la memoria dai pregiudizi, mettendo a tacere coloro che, anche nel recente passato, hanno denigrato Scoto senza conoscerlo, accusandolo di insegnare dottrine non ortodosse. Accanto al lavoro, impegnativo quanto necessario, per gli Indici, la Commissione ha iniziato la fase di studio preliminare per l’edizione critica dei Quodlibeta (per i quali dispone in Archivio delle copie dei 67 Manoscritti oggi noti) e coltiva l’idea di rivolgersi alle Reportationes, ipotesi affascinante ma ancora remota vista la sproporzione tra la mole di lavoro richiesto e l’esiguo numero dei membri. Per quanto riguarda i Quodlibeta, parte del testo è stata redatta da Scoto, in quanto si trova in suis quaternibus; il resto – attestato dalle interpolazioni – proviene dalle Reportationes degli studenti; si tratta quindi di una redazione posteriore finalizzata a completare il testo del Maestro, recuperandone l’insegnamento; il lavoro di edizione critica è dunque particolarmente impegnativo e delicato. Per le Reportationes la situazione è resa ancora più complessa dalle numerose versioni manoscritte, delle quali solo in riferimento al I libro c’è quella approvata dal Maestro. Allo stato attuale – auspica p. Percam – sarebbe utile qualsiasi contributo personale di studi e ricerche su tali testi.

La Prof.ssa Marina Fedeli (Università degli Studi di Macerata) ha tracciato un resoconto sull’edizione delle Collationes: la prima serie, le Collationes Oxonienses, è stata pubblicata nel 2016 (Iohannis Duns Scoti Collationes Oxonienses, a cura di G. Alliney e M. Fedeli, SISMEL – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2016); alla seconda serie, le Collationes Parisienses, il gruppo di ricerca di Macerata sta attualmente lavorando sotto la preziosa guida del Prof. Guido Alliney. L’edizione delle Collationes – ha spiegato la Prof.ssa Fedeli – è resa problematica da due fattori: la paternità e il genere letterario. Se considerando la tradizione non ci sono dubbi sull’autenticità di tali scritti, dal punto di vista dottrinale emergono varie perplessità, che tuttavia si possono superare riflettendo sul genere letterario. In ambito universitario, nel contesto della formazione francescana, le collationes costituivano infatti una sorta di esercitazioni che i giovani frati del convento sostenevano (ricoprendo i ruoli di opponens e respondens), sotto la supervisione del maestro, per sviluppare le capacità dialettiche e argomentative. L’esercizio prevedeva anche una fase di trascrizione della discussione, lavorando individualmente o a gruppi. In ogni collatio, pertanto, non compare solo il pensiero di Scoto, ma anche quello di uno o più interlocutori; si tratta di verificare volta per volta quale ruolo egli ricopra e questo è possibile attraverso il confronto con altri testi scotiani di indubbia autenticità. Lo studio delle Collationes è dunque utile non solo per chiarire il pensiero del Dottor Sottile, ma anche per ricostruire l’ambiente teologico francescano del primo Trecento.

Il Prof. Ernesto Dezza (Pontificia Università Antonianum) ha offerto un excursus sulle traduzioni in italiano dei testi di Duns Scoto, distinguendo tra antologie, traduzioni all’interno di articoli e traduzioni a supporto della dottrina. La prima antologia (Un buon pensiero al giorno ricavato dalle opere teologiche del b. Giovanni Duns Scoto, Dottore Sottile e Mariano), a cura di Lodovico Ciganotto, risale al 1926 ed è un testo unico nel suo genere: si tratta di una raccolta di pensieri spirituali – con testo latino a fronte – per la meditazione quotidiana. La finalità della celebre Summula. Scelta di scritti coordinati in dottrinali (1932), curata da Diomede Scaramuzzi, è invece di carattere  prevalentemente apologetico: scagionare Duns Scoto dalle accuse di eresia, mostrando attraverso gli scritti la rettitudine della sua dottrina. Interessante anche l’Antologia del pensiero francescano (1961) a cura di Giulio Bonafede, docente dell’Università di Palermo, che, oltre a Duns Scoto, presenta testi di autori francescani ‘minori’. Ciò che accomuna queste antologie (una decina in tutto, l’ultima delle quali, curata da Giovanni Lauriola, risale al 1997) è la struttura, che prevede, prima della raccolta testuale, una introduzione più o meno ampia sui capisaldi della dottrina scotiana e una scheda bio-bibliografica con finalità didattiche, divulgative e apologetiche. Meno frequentata, ma non per questo da escludere, è l’idea di tradurre lunghi testi all’interno di articoli in riviste specialistiche; sono menzionati solo due casi: una raccolta di testi sulla ‘persona’ (curata da Antonello D’Angelo) e Ord. IV, d. 1, p. 1, q.un. (a cura di Alessandro Apollonio). Altrettanto limitate le traduzioni a supporto della dottrina (riguardano la mariologia, la dottrina della creazione e la beatitudine). “Perché tradurre?”, si è chiesto il Prof. Dezza, richiamando un interrogativo che ricorre nelle Introduzioni di molti di questi lavori. Sicuramente – è la risposta più frequente – per tramandare il pensiero autentico di Duns Scoto, offrendo un valido supporto agli studenti universitari. Anche se il latino di Scoto non è semplice per la terminologia e lo stile, non vale la pena insistere troppo sulle difficoltà, per non demoralizzare chi si accosta. Il compito del traduttore, piuttosto, è proprio quello di rendere accessibile il testo del Sottile; in questa operazione può essere utile il confronto con traduzioni moderne, anche in lingua straniera, in quanto ‘tradurre è sempre interpretare’. Da tale rassegna è emerso come nel corso dei decenni si sia passati progressivamente da antologie a traduzioni ‘monografiche’ e si auspica che tale lavoro, essenziale a livello didattico e divulgativo, trovi ulteriore spazio tra gli studiosi e diventi un progetto di carattere sistematico.

La seconda parte della mattinata ha ‘ospitato’ la lectio Magistralis del Prof. Alessandro Ghisalberti (Università Cattolica del S. Cuore di Milano) su La dottrina delle idee divine in Duns Scoto, un tema di grande attualità per gli studi sul pensiero medievale, come testimoniato da recenti pubblicazioni e da un convegno in corso negli stessi giorni a Dublino proprio su tale tema. La riflessione di Duns Scoto su tale argomento – ha esordito il Prof. Ghisalberti – si inserisce in un dibattito inaugurato da Filone di Alessandria e dai Padri della Chiesa, che riconducono le ‘idee’ platoniche ai pensieri di Dio, e trova interlocutori privilegiati in Boezio, Pier Damiani, Alberto Magno, Bonaventura, Enrico di Gand. Il contributo del Dottor Sottile ha sullo sfondo intuizioni originali sul tema della relazione, della distinzione formale, nonché sulla differenza tra theologia in se (accessibile solo a Dio) e theologia nostra. Coinvolge inoltre una concezione originale del ‘possibile’, che Duns Scoto ritiene ‘reale’ anche se non sarà mai attualizzato: possibilità e necessità perdono infatti l’aggancio con la dimensione temporale e diventano proprietà ontologiche.

Il pomeriggio è stato dedicato alla presentazione di ‘recenti lavori di Dottorato su Duns Scoto e la scuola scotista’, realizzati in università statali e pontificie presenti sul territorio italiano. Sono emersi tre centri di riferimento: Macerata, Roma ‘pontificia’ (Antonianum e Lateranense) e Roma ‘statale’ (La Sapienza). Gli ambiti di ricerca sono prevalentemente filosofici e si concentrano su tematiche metafisiche (Salvatore Cirami, Nicolò Galasso, Jacopo Francesco Falà), volontà e libertà (Marcella Serafini, Luigi Oddi), coscienza e sinderesi (Giammarco Fiore). Non mancano lavori ‘coraggiosi’ che si rivolgono anche a tematiche teologiche (Emanuele Sorichetti), ambito che, paradossalmente, è il meno frequentato.

L’incontro ha confermato il desiderio di creare una rete di ‘contatti’ tra gli studiosi di Duns Scoto, al fine di favorire il confronto e la collaborazione, scambi di idee e di iniziative, con l’auspicio che le ricerche su Duns Scoto da sporadiche e occasionali assumano un carattere sistematico. La seconda esigenza, ribadita nelle Conclusioni dal Prof. Onorato Grassi (Presidente della SISPM), è quella di ampliare il lavoro rivolto alle traduzioni, con il progetto di elaborare, in un futuro non troppo lontano, un ‘lessico scotiano’ da mettere a disposizione di studenti e cultori.

Marcella Serafini [pubblicato in: Antonianum, 95 (2020) 571-575]